martedì 20 marzo 2012

Il carcere nel sogno


Che sogno strano stanotte, o forse sto ancora sognando.
Sono in un carcere nella mia cella singola, ho una scrivania e sto scrivendo, non provo emozioni.
Mi alzo e mi avvicino alle sbarre, la porta della mia cella è socchiusa, davanti a me il corridoio del carcere.
Esco a fare un giro, più curioso che voglioso di fuggire.

Mi accorgo della meraviglia di questo carcere, la mobilità delle celle, tutte singole.
Le celle hanno la possibilità di muoversi come ascensori in alto e in basso,
di tanto in tanto in tanto ruotano da destra verso sinistra,
in un fantastico movimento coordinato con le altre celle del piano.
Io sono fermo nel corridoio, come all’interno di un grande cubo di rubik.

Ogni cella ha un arredamento diverso e contiene una persona, alcuni felici, altri meno felici,
alcuni energici e vitali, altri stanchi e annoiati.
Vedo le persone che si scambiano parole, abbracci, insulti attraverso le sbarre,
mentre le celle continuano il loro continuo movimento frenetico e preciso,
facendo interagire tra di loro persone sempre diverse.

Alcune celle sono arredate con molti oggetti, hanno le sbarre rivestite con pelli di animali,
altre sono spoglie, a volte contengono solo una sedia,
spesso al loro interno persone poco attive, poco energiche.

Vedo alcune persone sedute su un sedile con un volante in mano, gli occhi fissi nel vuoto.
Vedo due anziani che giocano a carte attraverso le sbarre, divertiti.
Vedo un uomo in giacca e cravatta tirare pugni sulla sua scrivania e lanciare per terra un cellulare di carta.
Vedo due giovani che si baciano con passione, infilando la testa tra le sbarre.

Ora torno nella mia cella, voglio scrivere cosa ho visto, rientro e lascio la porta socchiusa.
Pp

Nessun commento:

Posta un commento