Che sogno
strano stanotte, o forse sto ancora sognando.
Sono in un
carcere nella mia cella singola, ho una scrivania e sto scrivendo, non provo
emozioni.
Mi alzo e mi
avvicino alle sbarre, la porta della mia cella è socchiusa, davanti a me il
corridoio del carcere.
Esco a fare
un giro, più curioso che voglioso di fuggire.
Mi accorgo
della meraviglia di questo carcere, la mobilità delle celle, tutte singole.
Le celle
hanno la possibilità di muoversi come ascensori in alto e in basso,
di tanto in
tanto in tanto ruotano da destra verso sinistra,
in un fantastico
movimento coordinato con le altre celle del piano.
Io sono
fermo nel corridoio, come all’interno di un grande cubo di rubik.
Ogni cella
ha un arredamento diverso e contiene una persona, alcuni felici, altri meno
felici,
alcuni
energici e vitali, altri stanchi e annoiati.
Vedo le
persone che si scambiano parole, abbracci, insulti attraverso le sbarre,
mentre le
celle continuano il loro continuo movimento frenetico e preciso,
facendo
interagire tra di loro persone sempre diverse.
Alcune celle
sono arredate con molti oggetti, hanno le sbarre rivestite con pelli di
animali,
altre sono
spoglie, a volte contengono solo una sedia,
spesso al
loro interno persone poco attive, poco energiche.
Vedo alcune
persone sedute su un sedile con un volante in mano, gli occhi fissi nel vuoto.
Vedo due
anziani che giocano a carte attraverso le sbarre, divertiti.
Vedo un uomo
in giacca e cravatta tirare pugni sulla sua scrivania e lanciare per terra un
cellulare di carta.
Vedo due
giovani che si baciano con passione, infilando la testa tra le sbarre.
Ora torno
nella mia cella, voglio scrivere cosa ho visto, rientro e lascio la porta
socchiusa.
Pp
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